I dati presentati nel Rapporto chiamano le imprese, i policy maker e le forze sociali a fornire risposte ad una domanda di lavoro che spesso non valorizza le alte professionalità e ad un disagio occupazionale dei giovani laureati favorito dalla frammentazione e precarietà delle esperienze di lavoro.
Lo sviluppo della sperimentazione potrebbe consentire, anche dando seguito alla concreta possibilità di utilizzare altri archivi amministrativi (Università, CO, INPS, ASIA, ISTAT, ecc.), la costruzione di rapporti periodici per il monitoraggio del mercato del lavoro contribuendo alla definizione di efficaci politiche attive per l’occupazione e di chiari indirizzi di politica industriale per favorire investimenti in capitale umano, specie nei settori innovativi di processo e di prodotto.
Con la pubblicazione del secondo Rapporto, l’Università più grande d’Europa interroga se stessa sui cambiamenti necessari per collegare finalmente il momento formativo a quello della produzione di beni e servizi, senza sottovalutare l'importanza della crescita culturale dei giovani per la coesione sociale nel Paese.