03/03/2012

InfoCamere - Indagine Movimprese

Imprese: 50mila in più nel 2011. Crescita più lenta rispetto al 2010, ma va meglio del triennio 2007-2009 20mila aperture in meno e 3mila chiusure in più dello scorso anno. Bene commercio e turismo (+23mila unità), in sofferenza l’artigianato (-6mila)” 

Il 25 gennaio 2012 il Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, in occasione del convegno celebrativo dei centocinquant’anni dalla legge istitutiva delle Camere di Commercio, ha diffuso i datiriferiti al 2011, sulla natalità e mortalità delle imprese condotta da InfoCamere.

A dicembre 2011, le imprese iscritte nei Registri delle Camere di commercio hanno raggiunto le 6.110.074 unità, oltre 50mila in più rispetto alla fine del 2010. Il dato di fine anno rispecchia il bilancio tra le oltre 391mila iscrizioni di nuove attività (quasi 20mila in meno del 2010, quando le imprese che hanno aperto i battenti erano state oltre 410mila) e le circa 341mila cessazioni (3mila in più rispetto alle 338mila dell’anno precedente).
Da un punto di vista territoriale le regioni del Centro sono l’area geografica che ha manifestato, nel 2011, la maggiore vivacità, con un incremento del tessuto imprenditoriale di 16.633 unità ed un tasso di crescita dell’1,29%. Seguono il Nord-Ovest (13.501 imprese in più e un incremento dello 0,84%), quindi il Mezzogiorno (13.986 imprese in più e un tasso del +0,70%) e il Nord-Est (+6.109 unità, pari al +0,51% dello stock di imprese dell’area). Tra le regioni, nell’ordine solo Lazio, Lombardia, Campania, Toscana e Sicilia hanno messo a segno nel 2011 un incremento superiore alla media nazionale.

Procedendo con l’analisi circa la natura giuridica, l’85% della crescita va attribuita alle imprese nate in forma di società di capitali (cresciute del 3,15% nel periodo considerato corrispondente ad un saldo di 42.592 unità in più rispetto al 2010), mentre è stato negativo l’andamento delle società di persone (-0,03%). Un altro 9% del bilancio annuale è dovuto alle imprese che hanno scelto la forma di cooperativa o di consorzio (4.644 in più). Decisamente contenuto, infine, l’apporto delle imprese individuali: solo 3.381 unità in più, pari al 6% del saldo complessivo, tra attivazioni e cessazioni.

A livello settoriale – oltre al protrarsi della storica e strutturale riduzione delle imprese del settore agricolo (quasi 19mila in meno) - si evidenzia la perdita di oltre 3mila attività manifatturiere (-0,5% di tutto lo stock esistente a inizio anno) e riduzioni piuttosto esigue delle imprese attive nell’estrazione di minerali da cave e miniere, nel trasporto e magazzinaggio e nell’amministrazione pubblica e difesa. interessante, invece, la continua crescita, anche a un ritmo sostenuto, di altri settori, tra i quali quello della fornitura di energia elettrica e gas, l’istruzione, la sanità, le attività legate all’alloggio e alla ristorazione, le attività professionali, scientifiche e tecniche, il noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese, le attività artistiche e sportive.

Infine, una nota di approfondimento sulle imprese artigiane che, seppur non eguagliando la performance negativa del 2009, continuano ad avere difficoltà, mostrando un valore di 1.461.183 unità, sono circa 6mila in meno rispetto al 2010. La riduzione della base imprenditoriale artigiana (-0,43% il tasso di decrescita), a livello territoriale appare legata soprattutto all’andamento del Mezzogiorno (dove il saldo è negativo di oltre 3mila unità) mentre, a livello settoriale, riflette in primo luogo le difficoltà del settore manifatturiero (4.424 le imprese in meno), del trasporto e magazzinaggio (-2.684), del commercio all’ingrosso e al dettaglio (-1.176) e delle costruzioni (-1.695).
 

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