12/06/2012

Istat – Laureati e il Lavoro

L’8 giugno 2012 l’Istat pubblica i risultati dell’indagine sull’inserimento professionale nel 2011 dei laureati del 2007.

Nel 2011 lavora il 71,5% dei laureati che hanno conseguito il titolo nel 2007, mentre è in cerca di lavoro il 15,2%. Rispetto all'edizione precedente dell'indagine (sui laureati del 2004), si riduce la quota degli occupati (era il 73,2% nel 2007) e cresce quella delle persone in cerca di lavoro (13,5%). Dopo un anno dal conseguimento del titolo, le persone che si sono laureate nel 2007 in corsi specialistici biennali sono occupate nel 67,5% dei casi; quattro anni dopo il titolo, ossia nel 2011, gli occupati salgono all'82,1%. La situazione a un anno dalla laurea peggiora tra quanti, conseguita la laurea triennale nel 2007, hanno portato a termine il biennio specialistico nel 2010: a essere occupato nel 2011 è solo il 58,2%.
Tra le lauree triennali i migliori esiti occupazionali, ha spiegato l’Istat, si riscontrano per i corsi afferenti alle classi delle professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche (circa il 95% degli occupati). Tra le lauree specialistiche biennali, si registrano livelli di occupazione superiori al 90%, abbinati a quote di lavoro continuativo, iniziato dopo il titolo, (maggiori del 70%), per i corsi di ingegneria meccanica, gestionale ed elettronica e per quelli di architettura e ingegneria edile e delle scienze economico-aziendali. Le situazioni più critiche sono quelle relative ai laureati nei corsi afferenti alle classi triennali di scienze biologiche, scienze della terra, lettere e filosofia (con tassi di disoccupazione superiori al 40%). Le difficoltà dei corsi dei gruppi geo-biologico e letterario si riscontrano anche per i laureati del biennio specialistico.

Condizione Occupazionale nel 2011 dei laureati del 2007: per tipologia di corso di laurea concluso (a)
Composizioni percentuali


Fonte Istat

Particolari criticità si evidenziano per i laureati che al momento dell'intervista vivono abitualmente nel Mezzogiorno: a quattro anni dalla laurea la percentuale di persone in cerca di occupazione è superiore al 27% tra i "triennali". Inoltre, circa il 30% dei laureati, che prima di iscriversi all'università risiedevano nel Mezzogiorno e nel 2011 lavorano, vive nel Centro-Nord. Per il Nord la quota dei residenti prima dell'iscrizione all'università in tale ripartizione, che nel 2011 lavora in altri contesti territoriali, non arriva al 5%.
Per le donne laureate è più difficile accedere al mercato del lavoro rispetto agli uomini. Lo svantaggio femminile è evidente sia tra i laureati "triennali" sia per quelli in corsi a ciclo unico o specialistici biennali, con un differenziale nei tassi di disoccupazione di circa 8 punti: la disoccupazione femminile è del 23%, contro il 14,8% della componente maschile, per le lauree triennali è del 18%, contro il 10,2% maschile, per le altre. Anche una volta entrate nel mercato del lavoro, le donne restano penalizzate. Infatti ottengono un lavoro a tempo indeterminato meno frequentemente degli uomini (quasi 48% per le lauree triennali e circa 43% per quelle a ciclo unico o specialistiche biennali contro il circa 51% maschile in ambo le tipologie), mentre mostrano percentuali più elevate nei lavori occasionali (rispettivamente, 10,5% contro il 7,2% e 11,5% contro 7,6%) e nei lavori "a termine" (32,2% contro 26,4% per le lauree di durata triennale e 29,2% contro 18,4% per quelle a ciclo unico e specialistiche biennali).
Infine l’Istat indaga il livello di soddisfazione per il lavoro svolto. Gli elementi più appaganti sono il grado di autonomia sul lavoro e le mansioni svolte: la quota dei "molto o abbastanza soddisfatti" su questi aspetti supera l'85% per tutte le tipologie di corsi di laurea. La possibilità di carriera e il trattamento economico sono, invece, gli elementi meno gratificanti, con quote di soddisfazione intorno al 60%. Il livello di soddisfazione femminile è sempre più contenuto rispetto a quello dichiarato dagli uomini, con differenze particolarmente accentuate per quanto riguarda la possibilità di carriera.
 

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