21/11/2011

Rapporto Bankitalia-Quadro negativo per l'occupazione giovanile

La Banca d’Italia ha presentato, all’università di Roma Tre, l’indagine sulle “Economie Regionali” con un approfondimento dedicato all’occupazione dei giovani nelle diverse aree geografiche del Paese.

Nel Rapporto si evidenzia che tra il 2005 ed il 2008 l’occupazione giovanile (15-34 anni) è diminuita dell’1,9% ad è continuata a calare anche nel bienni 2008-2010 (2009: -6,8% e 2010: -5,6%) a fronte di un lento aumento dell’occupazione dei lavoratori sopra i 35 anni. Tale calo, come è facile immaginare, è stato più marcato nel Sud (-8,9% nel 2009 e -6,4% nel 2010). La flessione ha riguardato anche le aree del Nord, specie nell’ultimo periodo: a Nord-Ovest risulta infatti diminuita 6,8% nel 2009 e del 5,2% nel 2010, mentre a Nord-Est è scesa del 6% nel 2009 e del 5,9% nel 2010. Al Centro la diminuzione risulta inferiore alla media nazionale (-5% nel 2009 e -4,7% nel 2010).


Secondo le stime della Banca d’Italia, nel 2009, la flessione generale dell’occupazione è dovuta più alla diminuzione delle “entrate” nel mondo del lavoro (-16,6%) che all’aumento delle “uscite” (+5,9%). Benché nel 2010 si sia registrata una ripresa dei flussi in entrata (+4,8%) e la riduzione di quelli in uscita (-5,9%), l’occupazione ha continuato a diminuire. Per la componente giovanile, inoltre, la creazione di nuova occupazione, nel 2009, ha raggiunto il record storico di -19,4%, un trend negativo proseguito anche nel 2010 (-1,3%). Questo, secondo il Rapporto è causato sia dalla permanenza dei giovani nei percorsi formativi, che dai fenomeni di scoraggiamento nella ricerca di lavoro e dall’invecchiamento della popolazione. Nel 2010 infatti, le “uscite” dei giovani dal mondo del lavoro sono diminuite, ma quelle dei lavoratori più anziani sono rimaste stabili.

Nelle fasi iniziali della ripresa economica la quota di contratti temporanei dei nuovi occupati è aumentata. I giovani inoccupati che hanno trovato un lavoro temporaneo nel periodo tra 2005 e 2008 si attestava in media al 49%, mentre nel 2010 aumenta fino al 54%. Nel 2010 i contratti permanenti tra i nuovi giovani occupati si sono ridotti dal 36 al 31%, mentre il lavoro autonomo è rimasto stabile (intorno al 15%).

A causa della crisi è aumentato il numero dei giovani Neet (Not in Education, Employment or Training), i giovani, cioè, che non studiano né lavorano. Nel periodo 2005-2008 i Neet tra i 15 ed i 29 anni erano poco meno di 2 milioni mentre nel 2010 erano circa il 23,4% (2,2 milioni). L’aumento più importante si è registrato al Nord ed al Centro, mentre al Sud era circa del 30% già prima della crisi economica. L’incidenza maggiore dei Neet si ha tra le donne (26% contro il 20% della componente maschile). Nel 2010 la ricerca di occupazione da parte dei Neet è aumentata dal 30,8% del 2008 al 33,8%. Nel Centro e nel Nord-Ovest quasi il 40% dei Neet era alla ricerca di un lavoro, nel Nord-Est la percentuale è del 38%, mentre al Sud era meno del 30%.

Nel 2010 l’incidenza dei Neet tra i giovani fino a 35 anni non diplomati era del 24,8%, del 21,9% tra i diplomati e del 20,5% tra i laureati. La maggior parte dei giovani 

che non studia o lavora risiede con almeno un genitore. La condizione di Neet non è, però, permanente. Tra il 2007 ed il 2008 il 32% dei giovani usciva dalla condizione di Neet nei 12 mesi successivi, mentre nel 2009 la percentuale scendeva al 28,8% indicando un oggettivo peggioramento di prospettive per la condizione giovanile.
 

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